CNA ER corre sul filo della moda

CNA corre sul filo della moda: in arrivo i sostegni per il rilancio del settore moda in Emilia-Romagna
Lo scorso 11 aprile l’assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione della Regione Vincenzo Colla ha presentato alla Giunta regionale l’informativa per il progetto per il rilancio del settore moda in Emilia-Romagna individuando dieci linee d’intervento corrispondenti a finalità condivise e mirano ad arrivare ad un rilancio del settore moda utilizzando al meglio le risorse che saranno messe a disposizione dal PNRR e dalla programmazione Europea 2021/2027:

  • sostegno alla ricerca;
  • sostegno agli investimenti produttivi;
  • sostegno specifico alle filiere;
  • internazionalizzazione;
  • misure per favorire la crescita delle competenze;
  • startup innovative;
  • azioni rivolte ai distretti della moda;
  • sostegno al commercio (cluster economia urbana);
  • valorizzazione dei progetti sistemici di economia circolare;
  • azioni per la legalità e presidio tavolo nazionale moda.

Per CNA queste linee di lavoro sono urgenti e necessarie e vogliamo essere certi che vengano comprese da tutte le imprese della filiera, per l’importanza che il settore riveste nelle economie territoriali e per quanto la piccola impresa artigiana e del commercio ne sia un determinante attore.

Siamo abituati a consultare le riviste patinate, a vedere le sfilate e le famose fashion-week, conosciamo le più grandi catene internazionali e nazionali, frequentiamo le vie dello shopping a Milano, Roma e Venezia ma anche i centri commerciali e i negozi nelle nostre città di provincia: ma come e chi produce il capo, chi organizza la logistica di distribuzione, chi lo distribuisce, e come si fanno ad individuare i trend di vendita? La produzione di tessuti e di filati fa parte della moda? Il negozio che vende i capi di abbigliamento fa parte della moda? E i grandi brand? Chi è che realizza il capo, la scarpa l’accessorio e quanto pesa nella filiera il valore dell’artigianato e della manifattura, ad esempi rispetto alla tecnologia? Come influisce l’evoluzione della vendita online? Come comprano le persone?

Quello che tutti gli addetti al settore hanno toccato con mano fin dall’inizio della pandemia è stato: da un lato, il fashion primo settore a rallentare il volume di produzione e a calare i fatturati; dall’altro che sarebbe stato l’ultimo – in base a previsioni autorevoli – con quasi due anni di ritardo rispetto ad altri mondi produttivi, a riprendere i livelli ante Covid-19. La previsione era per la fine 2023, ma con un settore profondamente trasformato. Banalmente perché la moda è fortemente legata alla socialità e il virus ha colpito fortemente questo aspetto, come noto. Con questo atteso 2022 pensavamo di potere cominciare a tirare un sospiro di sollievo, ma la situazione della guerra in Ucraina ha nuovamente messo in discussione quella che pareva essere una flebile ripresa.

CNA Emilia-Romagna, nel gennaio del 2020, attraverso la sua articolazione politica e organizzativa dei Mestieri della Moda intuì l’imminente fase di difficoltà per il settore affrontando uno scenario del tutto inedito, spiazzante e sotto certi versi terrorizzante. La situazione era davvero difficilissima per tutti, ma gli imprenditori e le imprenditrici, invece di “chiudersi” nelle loro difficoltà hanno deciso di affrontare a testa alta i problemi utilizzando la tecnica della condivisione delle difficoltà e delle opportunità, facendo rete e dialogando. Iniziarono in questo modo i Lunedì della Moda di CNA Emilia-Romagna, luoghi di dialogo dove ogni 15 giorni tutti i rappresentanti dei mestieri regionali e territoriali della moda (confezioni tessili, calzatura, pellicceria, accessori, filiera della moda e su misura) si incontravano online per discutere della situazione in atto, ma anche per valutare quali iniziative sarebbe stato possibile avviare per ancorare uno sviluppo che prima o poi, è certo, sarebbe arrivato.

Certo, si insisteva allora sulle necessarie soluzioni emergenziali (ristori, moratorie, cassa integrazione e tutela dei lavoratori) ma era necessario pensare al futuro: il fashion è uno dei settori che più di altri non può prosperare senza una visione. Ed è proprio da lì, da quei lunedì, da quelle donne e da quegli uomini che si sono impegnati per sé stessi e soprattutto per la grande comunità che CNA rappresenta che venne costituito un Tavolo Politico istituzionale (sia a livello regionale, sia nazionale) che si occupasse del settore per definire la sua riconversione e il suo sviluppo e per trovare gli strumenti economici, di competenza e di prospettiva per renderlo effettivo.

E così CNA Emilia-Romagna, già dal novembre del 2020, grazie all’ottima interlocuzione con l’Assessorato alle Attività produttive iniziò a produrre informazioni, dati, proposte perché il settore fosse messo in agenda degli interventi di politica pubblica, come settore chiave della struttura economica del nostro paese. Solo in Emilia-Romagna, infatti, il fashion impiega oltre 87.000 addetti (tra manifattura, commercio e servizi), ricopre il 7,2% delle Unità Locali in regione e (pre guerra in Ucrania) esportava 7,7 milioni di euro l’anno.

Ci siamo permessi, inoltre, di suggerire un metodo con cui il settore doveva essere preso in considerazione, avendo bene in mente l’immagine di Papa Francesco – da solo sotto la pioggia battente della San Pietro deserta nel marzo del 2020 che dichiarava “Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo trovati su una stessa barca fragili e disorientati, ma allo stesso tempo importanti e necessari, chiamati a remare insieme e a confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti. E ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo. Ma solo insieme. Nessuno si salva da solo».

Questo concetto, che aveva colpito tutti noi umanamente e profondamente, traslato in un settore a forte componente manifatturiera (cioè di lavoro fatto dalle persone) iper precompetitivo, non necessariamente collaborativo, esposto alla concorrenza del fast-fashion, alla contraffazione e all’imitazione selvaggia, ci sembrava più che mai attuale pensando alle menti creative e alle mani di lavoro sapiente che realizzano i capi, le calzature e gli accessori che contraddistinguono la più alta forma e rappresentazione del nostro Made in Italy nel fashion, quello per intenderci che ci è riconosciuto in tutto il mondo. E il metodo doveva essere quello di coinvolgere tutti gli attori del sistema e tutti gli attori della filiera dalla produzione della materia, fino alla distribuzione del prodotto finito per capire quali dovevano essere le sfide da cogliere, ma soprattutto verso quali nuovi paradigmi di competitività e di mantenimento del valore del settore sul nostro territorio si dovevano indirizzare le nostre priorità di lavoro, i nostri sforzi e le nostre risorse. Allo stesso modo, dovevamo garantire il raccordo con il Tavolo Nazionale della Moda, che certo poteva rappresenterei grandi brand, ambasciatori fondamentali del nostro made in Italy, ma necessariamente anche tutta la filiera che ne è componente fondamentale. di tutta la filiera.

“Vogliamo ringraziare l’Assessore Vincenzo Colla – afferma Donella Lodi coordinatrice regionale Mestieri Moda – che sollecitato da noi, come da altri, ha deciso di raccogliere le nostre istanze e la sfida di questo importante rilancio, che non è per nulla scontato e che presenta molti margini di incertezza, considerato anche lo scenario di guerra. Lo ringraziamo anche per essere portavoce convinto del valore che nella nostra regione riveste questo comparto produttivo per l’economia nazionale e internazionale, fatto che non sempre è scontato o così conosciuto e di avere rappresentato con completezza la situazione del settore e le necessità di intervento a tutta la Giunta dell’Emilia-Romagna”.

“È stata una discussione lunga – continua Lodi – approfondita, molto seria, metodologicamente coordinata con grande professionalità che ci ha visto coinvolti con tutti gli attori istituzionali, di ricerca, associativi, produttivi, del lavoro impegnati a individuare quali dovevano essere le linee di lavoro su cui concentrare le priorità di investimento e di sforzo. Un lavoro comune e di comunità, per il bene di tutti perché in questo settore è evidente ormai che nessuno si salva da solo”.

“Si tratta certamente del primo passo, fondamentale, senza il quale non sarebbe stato possibile né individuare le strade possibili da prendere, né i sentieri da percorrere – conclude Lodi. CNA Emilia-Romagna, con i suoi mestieri della Moda c’è stata con convinzione, forza, competenza, ascolto e presenza e ci sarà per accompagnare le imprese e i distretti in questo percorso sfidante, ma di fondamentale importanza per tutta l’economia del fashion del nostro territorio”.

Alla prossima puntata, con l’analisi degli strumenti per cogliere le opportunità.