Arriva dal Consiglio dei Ministri, durato per l’intera giornata di ieri, 6 aprile, il via libera al nuovo Decreto per far partire il meccanismo delle garanzie per la liquidità delle imprese. Attraverso Sace e Fondo PMI si dovrebbero liberare fino a 400 miliardi, che si aggiungono ai 350 miliardi effetto potenziale del decreto Marzo.

Risultato: per le PMI fino a 499 dipendenti e per i professionisti resta centrale proprio il ruolo del Fondo di garanzia. I casi in cui si potrà coprire il 100% attraverso garanzia diretta totale e gratuita sono: per finanziamenti fino a 25mila euro (sia PMI sia persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni) senza valutazione del merito di credito da parte del Fondo e, oltre questa soglia, con una serie di tetti legati al fatturato delle PMI.

In tutte le altre situazioni, fino a un massimo garantibile di 5 milioni, la garanzia sarà concedibile solo entro il 90% (con valutazione generale per gli accantonamenti ma senza la valutazione sull’andamento economico).

In particolare, per le sole Pmi, il 100% sarà possibile a copertura di nuovi finanziamenti concessi a chi ha ricavi fino a 3,2 milioni e fino al minor importo tra il 25% del fatturato e 800mila euro. Non serve l’istruttoria del Fondo sul merito di credito ma il 100% si ottiene solo in forma mista: 90% Stato e 10% Confidi privati.

Garanzia totale anche per prestiti concessi a PMI con fatturato fino a 800mila euro e fino al 15% del fatturato, quindi per un massimo di 120mila euro) (in questo caso serve la valutazione del Fondo). I tassi di interesse dovrebbero collocarsi tra 0,2 e 0,5%. Il Fondo inoltre coprirà anche imprese con inadempienze probabili o con esposizioni “scadute o sconfinanti deteriorate”, purché la classificazione sia successiva al 31 gennaio 2020. Ok anche a imprese ammesse alla procedura del concordato con continuità aziendale dopo il 31 dicembre 2019.

Per le imprese medie e grandi il prestito assistito non potrà superare il valore più grande fra il 25% del fatturato e il 200% dei costi del personale e le garanzie, da rilasciare entro fine 2020 per una durata fino a 6 anni, non potranno riguardare imprese titolari di esposizioni deteriorate nei confronti della banca o in crisi secondo i parametri Ue (regolamento 651/2014).

Il livello delle garanzie scenderà al crescere della dimensione d’impresa: 90% per le aziende con meno di 5mila dipendenti e 1,5 miliardi di fatturato, 80% con più di 5mila dipendenti e fatturato fino a 5 miliardi e 70% per le più grandi.

Ma ci sono tre vincoli: niente dividendi, accordi con i sindacati su eventuali tagli occupazionali, finanziamenti solo per stabilimenti italiani. Sul versante delle realtà più piccole opererà invece il rafforzamento del Fondo di garanzia dello Sviluppo economico.

Secondo i calcoli del governo questo impianto dovrebbe liberare fino a 400 miliardi di liquidità, che aggiunti ai 350 calcolati come effetto potenziale del decreto Marzo farebbero scalare all’Italia la classifica internazionale degli aiuti alle imprese. Ma per tradurre in pratica questo forte effetto leva, oltre all’avvio della macchina delle garanzie bisognerà completare il quadro dei finanziamenti di base. Interverrà il decreto Aprile che arriverà dopo il via libera parlamentare al nuovo deficit e inizierà a mettere 30 miliardi a copertura delle garanzie. Il decreto quindi, in termini di saldo netto da finanziare, è destinato a superare il tetto dei 50 miliardi. Per le garanzie targate Sace c’è per ora una dotazione iniziale da un miliardo, trovato nella contabilità speciale creata nel 2014 dal decreto 66 (quello sul bonus da 80 euro) per finanziare garanzie statali sulla cessione dei crediti vantati dai fornitori della Pubblica Amministrazione. Quel fondo non è stato movimentato, e torna utile oggi per le nuove garanzie. Il deficit aggiuntivo sarà indispensabile anche per completare come promesso il rafforzamento del Fondo di garanzia PMI fino a 7 miliardi (dai 4 già a disposizione, residui e rientri inclusi).

In sintesi, i tempi più rapidi di procedura automatica si potranno avere fino a 25 mila euro, sia per PMI sia per partite Iva, comunque non oltre il 25% del fatturato del beneficiario dell’ultimo bilancio (con restituzione fino a 6 anni e inizio del rimborso non prima di 18-24 mesi). Sul discorso dei tempi incideranno le risposte del comitato di gestione del Fondo, dove previste, ed il processo di notifica delle misure alla Commissione europea e il relativo iter di autorizzazione anche se i ministeri coinvolti confidano che la questione possa risolversi comunque in pochi giorni.