Il “Superbonus 110%” è una misura volta alla transizione ecologica attraverso la riqualificazione degli edifici introdotta nel 2021 dal Decreto Rilancio e valida fino al 31 dicembre 2022 per gli interventi effettuati dai condomini (mentre gli interventi effettuati sulle case popolari la data è posticipata al 30 giugno 2023) a condizione che almeno il 60% dei lavori sia stato effettuato entro i sei mesi precedenti la scadenza.

Il Superbonus viene fornito in forma di detrazione fiscale pari al 110% delle spese sostenute, usufruibili in un periodo di 5 anni. La misura consente l’utilizzo di strumenti finanziari come la cessione del credito e il pagamento anticipato per agevolare gli ingenti investimenti iniziali.

Ma dopo la scadenza del 31 dicembre 2022 cosa succede? Oggi non è ancora chiaro se e come questa misura incentivante, vitale per dare una spinta decisiva alla ripartenza economica, potrà essere prorogata almeno per tutto il 2023.

“Le incertezze non giovano al mercato, anzi: scoraggiano gli investimenti delle imprese e la fiducia dei cittadini chiamati ad un impegno economico di lungo termine. La transizione ecologica non si fa con il freno a mano tirato” – interviene così il Direttore di CNA Emilia-Romagna Fabio Bezzi.

Sono state ascoltate con soddisfazione le aperture del Premier Mario Draghi durante la presentazione di ieri alla Camera del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNNR) in cui ha affermato l’impegno del Governo a prorogare l’incentivo anche per tutto il 2023 con un intervento nella prossima legge di bilancio. Parole e intenzioni confermate anche dal Ministro dell’Economia Daniele Franco che a sua volta si è impegnato a ridiscutere la proroga del Superbonus a settembre.

Parole che sembrano essere state accolte con totale fiducia dalle forze politiche di Governo, ma che per CNA – pur cogliendo le migliori intenzioni del Premier e del Ministro Franco – risuonano con meno serenità ed ottimismo.

“L’incentivo del Superbonus – afferma Bezzi – mette i cittadini nelle condizioni di dover decidere se impegnarsi o meno su investimenti importanti. Questa politica a singhiozzo fa male al mercato, perché senza certezze di poter completare le opere entro dicembre 2022 o giugno 2023, chi deve decidere se dare avvio ai lavori nel dubbio preferirà non farlo, provocando lo stop improvviso delle attività delle imprese”.

“Parlare di una discussione a settembre – continua Bezzi – significherà per molti cittadini una cosa molto semplice: attendere. Ma qual è il senso di discutere di una proroga di tale rilevanza per le imprese con tempi così dilatati e modi del tutto incerti? Per esempio, le aliquote del 110% verranno mantenute? Oggi non abbiamo alcuna certezza, anzi: le parole del Premier hanno lasciato intravedere l’intenzione di ridurre la percentuale di intensità di aiuto”.

“In questa fase così delicata della nostra economia – conclude Bezzi – è essenziale fornire garanzie e non promesse agli imprenditori e ai cittadini, per consentire loro di programmare gli interventi previsti dall’incentivo. In caso contrario, avremmo sprecato l’ennesima occasione per trasformare gli annunci in azioni concrete e per garantire l’operatività di una misura che la Commissione europea ha indicato tra le più efficaci per rilanciare lo sviluppo. È altrettanto importante inserire nell’annunciato Decreto Semplificazioni una profonda opera di sburocratizzazione per consentire allo strumento di esprimere il suo potenziale ora indebolito dall’eccessivo fardello burocratico”.