CNA Emilia Romagna sostiene convintamente la linea dell’economia circolare perché consapevole della esigenza di salvaguardare le risorse del pianeta per le generazioni attuali e future. È altresì conscia dell’emergenza climatica e della impellenza delle trasformazioni che devono interessare l’intero sistema produttivo economico mondiale.

Vogliamo però andare a fondo dei concetti. Ma che cosa è l’economia circolare? Una definizione che ci convince è quella della Ellen MacArthur Foundation dove per economia circolare si intende <<un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera. L’economia circolare è dunque un sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi>>.

Ci convince questa definizione perché evidenzia l’esigenza di programmazione e di pianificazione che sottende una rivoluzione economica e sociale quale quella dell’economia circolare, che non può ridursi a politiche di carattere simbolico o all’applicazione esclusiva, per quanto capibile nel merito, di nuove tasse.

Prescindiamo dal fatto, al di là di ogni polemica, che la trasformazione di cui è portatrice l’economia circolare deve in primo luogo risiedere in una cultura mondiale condivisa che siamo ancora lontani da raggiungere: è di questi giorni, ad esempio, la dichiarazione degli USA relativa alla notifica del ritiro dagli accordi di Parigi sulla riduzione dei gas serra. L’inquinamento però non ha confini.

Ciò posto è pur vero che l’assenza di tale cultura non deve frenare chi, come l’Europa, intende dare una svolta green alla propria economia. Sappiamo che CNA è già intervenuta in tema di economia circolare e plastiche monouso con la direttiva (Ue) 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019 finalizzata alla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente. Secondo le nuove norme europee, ad esempio, i piatti, le posate, le cannucce, le aste per palloncini e i bastoncini cotonati in plastica monouso saranno vietati entro il 2021. Le bottiglie di plastica, inoltre, dovranno avere un contenuto riciclato di almeno il 25 per cento entro il 2025 e di almeno il 30 per cento entro il 2030.

CNA Emilia Romagna, è già da diversi mesi partecipe di un attivo confronto con la Regione sul tema, in considerazione anche della futura applicazione della direttiva UE sul territorio italiano e che richiede un attento monitoraggio. Nei tavoli a cui siamo chiamati abbiamo sempre sostenuto alcune posizioni: la necessità di attivare una cabina di regia tra associazioni per verificare gli impatti della trasformazione green sull’economia delle imprese del territorio, non ultimo in funzione del patto per il lavoro e del fatto che le filiere colpite del territorio sono numerose: agro-food, ristorazione e accoglienza, balneazione, packaging ecc.-; non demonizzare la plastica fino a che non sono presenti tecnologie e prodotti sostituitivi validi; monitorare il reale stato della ricerca sui materiali sostituitivi e sulla economia del riciclo;  supportare la trasformazione tecnologia e produttiva delle imprese per l’adozione di tecniche di lavorazioni e materiali sostituitivi attraverso incentivi alle imprese; verificare l’impatto economico della trasformazione

Proprio a partire da questo posizionamento, rispetto all’ipotizzato provvedimento della Plastic Tax CNA Emilia Romagna ritiene che colpire indifferentemente tutti i prodotti senza alcuna distinzione sulla base delle potenzialità in termini di nuova valorizzazione (attraverso riciclo e recupero) del bene tassato – né per quelli che contengono materiale riciclato – è una misura che si muove in chiara controtendenza rispetto alla volontà dichiarata di sostenere l’economia circolare.

Considerando tra l’altro che nella nostra regione risiedono tra le più importanti imprese di produzione di materiali plastici oltre che essere “la culla” della Packaging Valley: vale la pena ricordare che il nostro territorio porta con sé una rilevantissima filiera di piccole e medie imprese del territorio rappresentando oltre il 63% del giro di affari nazionali, con un fatturato annuo di 5 miliardi di euro e oltre 17.000 occupati.

Va poi tenuto in nota che sugli imballaggi in plastica già oggi gravano prelievi ambientali (Contributo Conai) che finanziano positivamente la loro raccolta e riciclo. Contributo che, peraltro, viene già applicato in misura differenziata proprio in base alle caratteristiche ambientali dell’imballaggio.

In aggiunta, è necessario evidenziare come si continui a privilegiare in maniera indistinta come unica tecnologia ritenuta sostenibile dal punto di vista ambientale quella relativa alla norma UNI EN 13432. Anche questa scelta appare priva di una compiuta analisi che avrebbe dovuto tenere conto in maniera più complessiva delle caratteristiche tecniche, sotto il profilo ambientale, dei beni colpiti, tra cui anche la possibile sostituibilità in base all’utilizzo, elemento fondamentale affinché la tassa introdotta possa rappresentare effettivamente una leva per la riduzione del consumo di tali beni.

Allo stesso modo l’ipotesi di un credito di imposta pari al 10% sulle spese sostenute nel 2020 dalle imprese per l’adeguamento tecnologico finalizzato alla produzione di manufatti biodegradabili e compostabili appare un incentivo non sufficiente per una trasformazione di tale portata.

Come già avvenuto in altri paesi Europei limitrofi, CNA Emilia Romagna auspica una pianificazione più attenta e mirata delle misure e degli incentivi volti alla eliminazioni degli impatti della plastica sull’ambiente e in generale di sostegno all’economia circolare, in logica coerente tra provvedimenti Europei, Statali, e Regionali, seguendo un filo rosso che sia capace di accompagnare, anche attraverso incentivi, il processo di riconversione e rilancio delle attività produttive su cui impattano più pesantemente i provvedimenti sulla plastica tenuto conto delle già numerose avanguardie tecnologiche e produttive presenti nel territorio e della necessità di salvaguardare una economia già presente, ma da rendere sempre più sostenibile.