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L’export agroalimentare italiano vale oltre 60 miliardi di euro

L’export agroalimentare italiano vale oltre 60 miliardi di euro

Incremento di quasi il 15% su 2021 e di oltre l’80% rispetto a 10 anni fa

Rispetto all’export nazionale complessivo, quello di cibi e bevande è cresciuto nel decennio a un ritmo più veloce: il 7% all’anno contro il 5,4% del totale dell’economia.

Sono alcune delle principali evidenze del rapporto dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea), che puoi scaricare cliccando qui:  La_bilancia_commerciale_italiana_nel_2022.

Il made in Italy continua la sua marcia trionfante all’estero, raggiungendo destinazioni sempre più lontane e guadagnando quote di posizionamento sui mercati esteri. Mediamente le nostre spedizioni percorrono quasi 3 mila chilometri per arrivare e destinazione (con punte di 8 mila km per i tabacchi e quasi 5 mila per pomodori pelati e polpe) evidenziando un aumento della distanza percorsa di circa l’8%.

ANALISI ULTIMI 5 ANNI

Restringendo il periodo di osservazione all’ultimo quinquennio, è aumentato il grado di penetrazione dei prodotti italiani nei primi 20 mercati di riferimento a livello globale, sebbene ci sia stato un calo sul mercato cinese, che è il principale importatore mondiale. Più nel dettaglio il made in Italy agroalimentare può contare su una penetrazione più elevata (oltre l’8% nel 2021) nei mercati dei tradizionali partner europei, e a seguire nel Regno Unito, in Polonia e in Spagna. Uno share superiore alla media (3,25%) si registra nel 2021 anche in Giappone, Belgio, Russia e Stati Uniti, a fronte di un livello di penetrazione ancora molto basso nei paesi asiatici, soprattutto Cina, Indonesia, Vietnam e India, dove non arriviamo allo 0,5%, al pari del Messico.

FOCUS SUI 20 PRODOTTI PIU’ RAPPRESENTATIVI

Se invece spostiamo il focus sui 20 prodotti più rappresentativi del paniere del made in Italy, le quote di mercato dell’Italia sono in tutti i casi elevate, talvolta molto elevate:

Anche se l’Ue rimane il principale mercato di sbocco dell’agroalimentare nazionale, la domanda da parte dei paesi fuori dal continente europeo si fa sempre più dinamica, con USA, Giappone, Canada, Russia, Cina e Australia che insieme concentrano oggi quasi il 21% del valore del nostro export agroalimentare.

I PRIMI 5 PAESI CLIENTI

Scorrendo la Top 5 dei principali paesi clienti dell’Italia troviamo al primo posto la Germania con 8,6 miliardi di euro nel 2021 e una quota del 16,8%, seguita da Francia (5,8 miliardi e 11%), Stati Uniti (rispettivamente 5,6 miliardi e 10,6%), Regno Unito (3,7 miliardi e 7%).

Tutti i principali 20 mercati di sbocco hanno registrato un incremento significativo e a doppia cifra tra il 2017 e il 2021 con, in particolare, le spedizioni verso Giappone, Polonia e Cina che sono cresciute a un ritmo superiore all’11% all’anno (rispettivamente +14%, +11,4%, 11,3% la variazione media annua nel quinquennio).

ULTIMI 3 ANNI

Nel Rapporto di Ismea si analizza un gruppo di venti prodotti distintivi del made in Italy, che con quasi 28 miliardi di euro, rappresenta il 53% del valore totale dell’export agroalimentare nel 2021. I primi cinque in termini di valore sono:

Penalizzate nel 2020, sono state le esportazioni di vini in bottiglia, spumanti, formaggi stagionati, acque minerali, caffè e in misura minore i prodotti della panetteria e pasticceria, ma tutte nel 2021 hanno recuperato la perdita dell’anno precedente.

Anche nel 2022, pasta, formaggi freschi e grattugiati, pomodori pelati, polpe e passate, riso, caffè, acque minerali e spumanti sono tra i prodotti che registrano i maggiori aumenti delle esportazioni, con variazioni in valore comprese tra il +19,4% degli spumanti e il +38,4% della pasta, e variazioni positive anche delle quantità esportate.

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