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Osservatorio Trend-ER: CNA Emilia Romagna presenta l’analisi sullo stato di salute delle micro e piccole imprese regionali

TrendER

In un momento tanto complesso ed eccezionale come quello attuale, è più che mai fondamentale conoscere a fondo la situazione delle imprese, il loro stato di salute e loro capacità di reazione all’emergenza sanitaria in corso. Il prezioso patrimonio di dati a disposizione del Centro Studi di CNA Emilia Romagna rappresenta valore che l’Associazione ritiene importante divulgare per comprendere i contesti del fare impresa in regione e fornire strumenti utili alla pianificazione di adeguate azioni per il futuro.

Trend-ER, è l’Osservatorio di CNA regionale che analizza le imprese dell’Emilia-Romagna con meno di 20 dipendenti. La sua validità scientifica è garantita dalla collaborazione con ISTAT che partecipa, dal 2005, all’elaborazione di un’analisi periodica condotta su un campione di oltre 13 mila soggetti rappresentativo dell’intero universo delle imprese. I principali indicatori socioeconomici alla base dell’indagine riguardano: investimenti, costi, fatturato, consumi, occupazione, dinamica delle esportazioni.

Questa mattina si è tenuta la presentazione della sedicesima edizione dell’analisi periodica, basata su dati aggiornati fino al terzo trimestre del 2020, con l’obiettivo di apire un confronto basato sui dati oggettivi, affidabili e inconfutabili delle imprese emiliano-romagnole.

Ad aprire i lavori è stato il Presidente di CNA Emilia Romagna Dario Costantini, che ha subito richiamato l’attenzione del gesto eroico che occorre, in questo periodo, per continuare a fare impresa: “Sono state le nostre Imprese a tenere aperti i battenti anche nei momenti più gravi dell’emergenza sanitaria e grazie ai loro servizi essenziali hanno permesso, con il loro incessante operato, di far funzionare gli ospedali, le case di cura, le ambulanze, la filiera alimentare e molto altro ancora. Altre nostre Imprese hanno vissuto l’eroico sacrificio della chiusura per limitare il diffondersi del contagio; anche se, ve lo assicuro, nessuna azienda avrebbe mai chiuso: non ho mai conosciuto una imprenditrice o un imprenditore della regione che ho l’onore di presidiare per la nostra Confederazione, che, potendo scegliere, avrebbe preferito essere ristorata economicamente piuttosto che continuare a tenere aperta la propria attività, a costo del rischio personale della salute. Le nostre Imprese però, hanno dimostrato e stanno dimostrando anche grande responsabilità, tutelando i propri collaboratori e i propri clienti. Invece oggi, come proviamo sempre a fare attraverso la nostra missione associativa, saremo noi a prenderci cura di loro.”

Il Presidente Costantini ha quindi ringraziato tutto i relatori che, nel corso della mattinata, hanno preso parte alle presentazioni e proposto riflessioni: a partire da Istat, partner da oltre 15 anni sull’Osservatorio TrendER, l’Università e alla loro connessione diretta con l’innovazione e i Digial Innovation Hub di CNA, Unioncamere e tutti il sistema camerale della regione, e il livello nazionale di CNA per il prezioso lavoro che sta facendo a favore delle imprese.

Rivolgendosi direttamente all’Assessore Vincenzo Colla, al quale sarà dedicato il panel conclusivo, il Presidente Costantini chiude il suo intervento: “L’Assessore ha una conoscenza profonda del mondo delle Imprese, a CNA lo ha dimostrato iniziando insieme a noi una riflessione importante sul comparto dell’Artigianato che ci porterà ad una revisione della Legge Regionale, per renderla più attuale e per aiutarci ad accompagnare le nostre Imprese per mano verso un futuro di innovazione, un futuro digitale, di formazione di nuove competenze. Ma abbiamo vissuto, gomito a gomito, mesi terribili: mesi in cui ci siamo sforzati di dare le risposte alle nostre aziende, ai nostri concittadini: sui protocolli, sui Dpcm, sui ristori e su tante questioni non meno importanti. Dalla prima crisi del 2008 a questa attuale, altrettanto imprevedibile, causata dalla pandemia, abbiamo perso più di 20.000 imprese artigiane. La nostra Regione sarà ancora altrettanto attrattiva senza la competenza, l’ingegno, la capacità di risolvere piccoli e grandi problemi anche per grandissime aziende? Noi riteniamo che i prossimi sei, sette mesi siano cruciali per la sopravvivenza del nostro tessuto imprenditoriale e che in questo periodo queste imprese abbiano bisogno di una cura intensiva”.

Il primo panel “La micro e piccola impresa in Emilia-Romagna nel contesto dell’emergenza sanitaria” è affidato al Prof. Marco Ricci di ISTAT, Istituto Nazionale di Statistica, sede per l’Emilia-Romagna, che ha presentato i dati dei primi tre trimestri del 2020, comprensivi quindi sia degli effetti della prima ondata della crisi pandemica che dell’inizio seconda ondata che verrà poi alla luce, in maniera più evidente, a novembre con l’arrivo delle nuove restrizioni.

Le imprese con meno di 20 addetti in Emilia-Romagna rappresentano circa il 98% delle imprese attive nella regione; esse occupano il 50,5% degli addetti delle imprese emiliano-romagnole.  L’Osservatorio TrendER ha come principale obiettivo la stima della dinamica economica di tali imprese (escluse quelle prive di addetti) nei diversi settori di attività a livello regionale e provinciale per trimestre partendo dai dati contabili delle aziende che fanno ricorso ai servizi CNA. Le 13.089 imprese (panel) oggetto d’osservazione sono rappresentative delle 339 mila imprese con meno di 20 addetti (ed almeno 1 addetto) presenti nella regione.

Quadro di contesto: la congiuntura nazionale

TrendER: le dinamiche della micro e piccola impresa emiliano-romagnola nei primi tre trimestri del 2020

 

 

 

Le prospettive

Le previsioni al momento più aggiornate (3 dicembre 2020: Istat, “Prospettive per l’economia italiana per il 2020-21”) indicano:

 

Il secondo panel, “Sospesi tra il non più e il non ancora. L’economia dell’Emilia-Romagna tra presente e futuro. I dati di Unioncamere” è curato dal Direttore del Centro Studi e Ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna, Guido Caselli.

“Siamo un Paese in bianco e nero che si muove all’interno un mondo a colori” è l’immagine evocativa che il dott. Caselli ha utilizzato per descrivere il contesto attuale: considerando le maggiori trenta economie mondiali l’Italia è quella che nei prossimi anni crescerà meno. L’Italia stessa viaggerà a velocità diverse e, nel quadro agrodolce dipinto dalle parole di Caselli, emerge anche che tutte le province dell’Emilia-Romagna saranno trainanti per l’economia nazionale sebbene ben distanti dalle performance europee e dei paesi extra europei più performanti.

 

Il terzo panel, “Il confronto tra l’attuale crisi e quella del 2008: le dinamiche dello sviluppo e degli investimenti attraverso la transizione digitale” è a cura di Roberto Montanari, Re:lab.

Il focus dell’intervento è stato confronto tra la crisi due grandi crisi del nostro tempo: quella economica e finanziaria iniziata nel 2008 e quella attuale legata alla pandemia, attraverso una lettura dei dati periodici sul sistema delle imprese emiliano-romagnole forniti dal Centro Studi CNA Emilia Romagna tramite la banca dati di TrendER.

TABLEAU elaborazione confronto crisi 2008-2020:
https://public.tableau.com/profile/re.lab#!/vizhome/TrendER-CNAHUB4_0_16069863084400/WebPage

 

Il quarto panel, “Il sistema imprenditoriale ed economico dell’Emilia-Romagna tra crisi ed opportunità” è affidato alla prof.ssa Cristina Brasili, Dipartimento di Scienze Statistiche Università di Bologna, che con il suo intervento ha voluto stimolare una riflessione su come la crisi pandemica possa, almeno parzialmente, trasformarsi in opportunità.

La crisi pandemica ha determinato la necessità di un «salto» su alcuni fronti (opportunità) con la necessità di un’importante accelerazione nei processi di ammodernamento e innovazione già attivati con investimenti nell’immediato:
– differenziazione dei prodotti, delle modalità di commercializzazione e flessibilità
– digitale e sostenibilità

Su primo punto, Brasili ha quindi portato esempi virtuosi in particolare sui settori dell’agroalimentare e del comparto turistico, mentre sul secondo punto si è soffermata sul settore delle costruzioni.

 

Il quinto panel, “Contenimento dell’epidemia, ristori e sviluppo: il difficile mix della politica economica nazionale” è affidato al Direttore Divisione economica CNA Nazionale Claudio Giovine.

Nel corso del suo intervento il Direttore Giovine ha portato le riflessioni sul piano della politica nazionale e sull’impatto delle scelte del Governo basate da una parte sul rallentamento dell’economia con lo stop alle attività e dall’altro sul meccanismo dei ristori.

Per fronteggiare la prima e la seconda ondata della pandemia il Governo è intervenuto con misure restrittive. Il lockdown generalizzato adottato in primavera per piegare la curva dei contagi ha generato una caduta del prodotto interno lordo di 18,5 punti percentuali e la perdita di 496 mila posti di lavoro, nonostante il blocco dei licenziamenti, in buona parte derivante dal mancato rinnovo dei contratti a termine e dal mancato ricambio delle figure che hanno raggiunto il pensionamento.

L’andamento dei contagi e le contromisure introdotte dal Governo hanno avuto ripercussioni sull’economia, per compensare questi effetti sono stati impiegati più di 245 miliardi di euro con effetti sull’indebitamento netto che superano i 140 miliardi di euro. Si tratta di uno sforzo eccezionale che supera di gran lunga le misure normalmente previste dalle leggi finanziarie.

Per fronteggiare la pandemia e in risposta alla crisi economica, il Governo per il 2020 ha stanziato più di 165 miliardi di euro a sostegno dell’economia e delle imprese destinati a quattro macro categorie:

All’interno del Decreto Rilancio erano contenute il 70% delle risorse destinate a ristorare le imprese per far ripartire il paese.

Esaminando i bilanci di oltre 6.000 micro e piccole imprese abbiamo misurato l’impatto di queste misure.

Nel corso del 2020 i ristori percepiti dalle imprese sono risultati, mediamente, pari al 38,2% del risultato operativo registrato nel 2019.

 

Il sesto ed ultimo panel, “Le strategie della Regione Emilia-Romagna a supporto delle PMI” vede la relazione dell’Assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione Regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla.

Dopo gli apprezzamenti sul lavoro di analisi proposto dall’Osservatorio TrendER, l’Assessore ha soffermato l’attenzione sull’importanza delle imprese artigiane in Emilia-Romagna, imprese che sono il più importante driver manifatturiero della regione. Una regione fatta di filiere, che sono un ecosistema di qualità, di genitalità, di tecnologie e di saper fare, che hanno permesso all’Emilia-Romagna di primeggiare nel mondo.

“Voglio ringraziare tutte le strutture delle CNA. In questa fase di Covid siete stati una organizzazione di grande responsabilità, una associazione che ha fatto la differenza anche dal punto di vista di avere l’idea del valore della comunità in un momento cosi difficile: penso che la capacità di riconoscersi, di mettere in sicurezza i luoghi di lavoro e i lavoratori sia stato un fatto molto importante. Quei momenti così delicati hanno fatto la cifra del ruolo e della qualità dei corpi intermedi. I corpi intermedi sono nella costituzione, la cesura di pensare che solo “in alto e in basso” si risolve senza la mediazione con in soggetti della rappresentanza è un errore che chi governa non si può permettere di fare”.

Nel suo appassionato intervento, l’Assessore Colla ha toccato parecchi punti importanti sui passi compiuti dalla Regione a partire dal periodo iniziale della pandemia:

In questa regione abbiamo messo in cassa integrazione, dal primo marzo a fine aprile, un milione di persone. Abbiamo chiuso 200 imprese su 400 mila. Abbiamo chiesto a 2,5 milioni di persone su 4,6 milioni di chiudersi in casa. Ne parleranno i libri di storia. Una gestione così non si è mai vista, seppur con tante turbolenze abbiamo fatto una operazione straordinaria. Noi non siamo l’Emilia-Romagna dei codici Ateco o delle ordinanze, noi siamo una regione che dentro questa emergenza vuole iniziare a scoprire l’idea di un futuro, di una nuova normalità. Noi lo dobbiamo governare e progettare insieme questo cambiamento, lo stesso che è anche l’anima del nostro Patto per il lavoro e per il clima. Questo è un patto con l’anima, dentro a questo grande cambiamento non dobbiamo mai perdere la bussola: non c’è lavoro senza sostenibilità, non c’è sostenibilità senza lavoro. A guidare la costruzione di questo patto sono stati i 17 goal del piano Onu 2030 e dall’altro abbiamo preso l’Europa e le sue direttrici. Questo non è un patto politico, ma un accordo che guarda al futuro di tutti”.

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