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Un premio alle imprese per efficienza e fedeltà fiscale

Un premio alle imprese per efficienza e fedeltà fiscale

Dalle dichiarazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rilasciate nell’intervista del 9 febbraio de Il Sole 24 Ore a firma di Fabio Tamburini, emerge chiaramente che uno dei punti fondamentali della prossima riforma fiscale sarà il contrasto all’evasione fiscale. «Occorre rivoluzionare il rapporto tra fisco e contribuente e fare in modo che l’evasione si combatta prima ancora che si realizzi», afferma Meloni. Questo è ancora più necessario se si considera che, in Italia, l’economia “sommersa” viene stimata in circa 100 miliardi di euro all’anno.

E nel caso specifico delle piccole e medie imprese? Lo strumento, secondo Meloni, è da trovare nel concordato preventivo biennale: «Le agenzie fiscali con tutte le banche dati che hanno a disposizione possono tranquillamente stimare il reddito delle imprese con cui potranno sedersi a tavolino e dire loro: ‘Tu per due anni paghi quel dovuto e se fatturi di più non mi dai nulla, in cambio non ti sottopongo a controlli’. Se il contribuente rifiuta sarà soggetto a verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate».

Questo sistema pone due domande: perché dichiarare livelli di redditi e ricavi superiori a quelli promessi, anche se tassati in modo agevolato, se l’adesione alla misura prevede l’esclusione dalle verifiche? E, inoltre, perché aderire alla misura quando non si ha l’assoluta certezza di garantire quanto promesso?

Sono situazioni che, infatti, si sono concretizzate quando la misura era già stata disposta per gli anni 2003/2004. Questa che propone il governo Meloni, quindi, è una riedizione di una soluzione già proposta in passato ma che non aveva dato una risposta definitiva al problema dell’evasione. Anzi le imprese che avevano aderito alla misura erano solo quelle che avevano la certezza di garantire i livelli di reddito e ricavi dichiarati, aderendo a quello che si può definire un condono preventivo.

A giudizio della CNA si dovrebbe, invece, definire un nuovo sistema di tassazione dei redditi delle imprese e dei professionisti che abbia l’obiettivo di premiare l’efficienza e la fedeltà fiscale in modo automatico all’aumentare del reddito dichiarato. Per fare questo è necessario prevedere a regime un sistema premiale che stimoli e incentivi l’efficienza produttiva delle imprese e del lavoro autonomo, legata alle performance di reddito incrementale dichiarato rispetto ad una soglia minima di reddito, riferibile alle potenzialità produttive dell’impresa e da determinarsi in via presuntiva.

In passato non si è pensato a una forma di agevolazione di questo tipo per le difficoltà legate all’individuazione di un reddito “soglia” associabile a ogni unità produttiva, d’impresa o di lavoro autonomo, con modalità statistiche sufficientemente attendibili. Lo strumento ora c’è e si chiama “ISA”, Indicatori Sintetici di Affidabilità, eredità dei vecchi studi di settore. Attraverso gli ISA è possibile attribuire una misura di reddito “ideale” associabile all’impresa in relazione alla sua capacità produttiva. La proposta è quella di agire sull’aliquota, prevedendo che la parte di reddito che eccede quello di riferimento sia tassato ad una imposta sostitutiva ai fini delle imposte sul reddito e dell’IRAP molto ridotta, ad esempio del 10%, ossia pari all’aliquota ora applicata sui redditi di produttività dei lavoratori dipendenti.  È questa la strada per creare un sistema di incentivi volto a stimolare i contribuenti ad accrescere la loro capacità produttiva al fine di abbassare la tassazione media sul reddito da loro prodotto.

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