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CNA Fita è del tutto contraria alla eventuale abolizione delle misure di sostegno a favore dell’autotrasporto. La bozza del decreto sul clima prevederebbe la progressiva cancellazione dei sussidi fiscali considerati dannosi per l’ambiente, tra cui quelli per l’autotrasporto merci. Un provvedimento negativo per l’intero settore.  In particolare il rimborso delle accise sul gasolio per autotrazione che consente agli autotrasportatori italiani di contenere il divario rispetto al prezzo pagato in altri Paesi. Qualunque riduzione delle agevolazioni non può avvenire se non dopo l’eliminazione di tutte le componenti accessorie che gravano sulle accise. Un lungo elenco in cui compaiono ancora il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935 e la crisi di Suez del 1956.

<<La scorsa settimana – interviene il portavoce regionale CNA per il trasporto merci, Daniele Battistini – la rilevazione del prezzo medio settimanale alla pompa (Litro/ € = 1,463) evidenzia un decremento di € 0,065/litro rispetto al costo rilevato al 1 ottobre 2018. Diminuendo il prezzo industriale del gasolio e rimanendo stabili le accise, si evidenzia un aumento dell’incidenza di tassazione fiscale ed accise sul costo complessivo alla pompa di oltre il 60%>>-

Il settore dell’autotrasporto condivide le politiche a favore dell’ambiente e della sostenibilità ma sottolinea che non è possibile immaginare la riduzione del parco veicolare inquinante senza una corretta valutazione dell’impatto che tali misure comportano sull’intero sistema economico e soprattutto senza prima rispettare impegni già presi come la destinazione di risorse per favorire la sostituzione dei veicoli più inquinanti. Infatti si è ancora in attesa della concreta costituzione del fondo per l’autotrasporto con una dotazione di 100 milioni di euro.

Per promuovere il ricambio dei veicoli, è necessario un approccio che aiuti le imprese di autotrasporto a superare le criticità ed intraprendere un percorso virtuoso. A tal proposito, tra le azioni che il Governo potrebbe introdurre, vi è anche quella di ritornare a pubblicare i “valori indicativi di riferimento dei costi di esercizio” con tutte le indicazioni di costo originariamente previste nella prima delibera del MIT del 24 febbraio 2015.

<<Chiediamo pertanto – conclude Battistini che il Governo, si faccia parte attiva per sterilizzare i paventati aumenti tramite l’introduzione di misure che taglino le spese improduttive, che contrastino l’evasione fiscale e l’illegalità diffusa, che migliorino l’efficacia e l’efficienza della spesa pubblica>>.