CNA Emilia Romagna sede

Dopo un intenso lavoro di CNA insieme alle parti sociali e alla Regione sui protocolli di sicurezza, un’ampia parte di attività ancora sospese potrà riaprire il 18 maggio.

In una settimana particolarmente significativa, a pochi giorni da quell’atteso 18 maggio che per tante imprese ancora sospese significherà riaprire l’attività, CNA Emilia-Romagna ha presentato l’anteprima dei dati dell’Osservatorio “Economia e territorio” sull’impatto economico delle misure di contrasto all’epidemia da Covid-19 ed ha messo in luce aspetti importanti sull’attuale situazione del nostro sistema economico regionale.

La lunga parentesi della fase uno è iniziata con il primo DPCM dell’8 marzo con cui il Presidente del Consiglio limitava lo spostamento di persone fisiche in tutta la Lombardia e in 14 province del nord. Proseguendo con ulteriori sei DPCM che hanno introdotto via via restrizioni sempre più stringenti fino al 13 aprile, e a seguire con il DPCM del 10 aprile, insieme alle proroghe alle restrizioni si sono affiancate le prime misure di allentamento.

Le giornate che intercorrevano tra un Decreto e l’altro, a cui conseguivano circolari ministeriali e ordinanze regionali, hanno visto tutto il sistema CNA impegnato su ogni livello e con ogni interlocutore istituzionale nella tutela di tutti gli imprenditori colpiti da questa emergenza: in Emilia-Romagna sono state oltre 218 mila le imprese sospese in seguito ai decreti per le misure di contenimento dell’epidemia (pari al 55% del totale delle imprese attive) di cui quasi 27mila manifatturiere. Queste imprese impiegano più di 871 mila lavoratori (di cui oltre 320mila nel settore manifatturiero) e nel corso della fase uno dell’emergenza hanno bruciato oltre 24 miliardi di fatturato (di cui 11 nella sola manifattura).

Verso una “vera” fase due. Dalla visione complessiva delle sole attività in via di riapertura il 18 maggio (servizi alla persona, ristorazione e commercio al dettaglio) emerge chiaramente come la somma di queste sospensioni abbia coinvolto più di 71 mila imprese emiliano-romagnole che danno lavoro ad oltre 288 mila addetti.

Con l’avvio della fase due, la quota di imprese aperte in Emilia-Romagna aumenta in maniera rilevante (82,2%), tornando ai livelli dei primi giorni del lockdown. In termini di addetti, il Grado di «apertura» passa dal 53,4% all’84,5%. E con le riaperture del prossimo 18 maggio la regione farà un ulteriore scatto in avanti.

<<CNA ha incontrato molte volte, nelle scorse settimane, la Regione e tutti gli interlocutori istituzionali al fine di individuare, tra le diverse priorità, i protocolli necessari per poter permettere alle tante le piccole imprese ancora sospese dai Decreti del Governo la riapertura in tempi brevi e in totale sicurezza. Tutti noi, insieme agli imprenditori, abbiamo vissuto con sgomento ed apprensione la conferenza stampa del Presidente Conte quando la sera del 26 aprile rimandava al primo giugno la possibile data di apertura per un’ampia parte di attività>> commenta il Direttore di CNA Emilia Romagna Fabio Bezzi, che prosegue:

<<Per questo, non possiamo che essere soddisfatti del lavoro propositivo che ha visto fortemente impegnata la CNA con la redazione e la condivisione con le parti sociali, grazie ad un intenso lavoro, delle linee guida per il protocollo di sicurezza per il comparto dei servizi alla persona, presentato il 30 aprile insieme a Confartigianato all’Assessore Colla che si è fatto carico del rapporto con il Governo. Un buon lavoro che ha dato gli attesi frutti, in soli quattro giorni abbiamo fatto la differenza.

<<Una relazione proficua – conclude Bezzi – che è un esempio eccellente di come agire per il bene della collettività tutelando le piccole imprese, gli artigiani e i professionisti: la loro sopravvivenza è un bene da cui non si può prescindere per la tenuta dei nostri sistemi sociali, prima ancora che economici. In questi giorni siamo impegnati nel fornire il nostro contributo ai tavoli con le parti sociali per la definizione delle regole per la riapertura in sicurezza di commercio al dettaglio, bar, ristoranti, alberghi, campeggi, residence, villaggi, resort e spiagge. Siamo fiduciosi di arrivare alla firma già nelle prossime ore. CNA Emilia Romagna continuerà a fare la sua parte, insieme alla Regione e alle parti sociali, nella tutela di artigiani, professionisti, piccole imprese e di tutte le nostre comunità>>.

 

<<Oggi ci possiamo ritenere soddisfatti per le nuove riaperture, ma abbiamo la consapevolezza di essere solo a metà del guado: le imprese sono per ovvie ragioni in fortissima sofferenza, c’è ancora molto lavoro da fare nonostante la ripartenza. Occorre portare le giuste sollecitazioni al Governo affinché si impegni nella formulazione di misure mirate a salvare le piccole attività dalla grave crisi che stanno attraversando: la riapertura in sicurezza era il primo necessario passo da compiere, ora dobbiamo lavorare per la loro sopravvivenza, nessuno deve essere lasciato indietro>> sostiene il Presidente di CNA Emilia Romagna Dario Costantini.

<<Le piccole imprese – continua Costantini – sono il primo ammortizzatore sociale delle famiglie perché hanno nei propri lavoratori il valore aggiunto più importante. Nella maggior parte dei casi i dipendenti rappresentano per l’imprenditore un prolungamento della sua stessa famiglia. E in tanti casi il reddito del dipendente è l’unico sostentamento di un intero nucleo familiare, è quindi evidente l’importanza che ha per tutta la comunità sostenere le imprese affinché i livelli di occupazione possano restare il più possibile vicini ai livelli pre-covid. Per CNA la salvaguardia di ogni singolo posto di lavoro è di fondamentale importanza>>.

 

 

Il comparto dei servizi alla persona

Composto da attività completamente chiuse dallo scorso 12 marzo, conta 11.848 imprese (di questa, il 90% si configura come impresa artigiana) attraverso cui operano 25.809 lavoratori.

Un ipotetico lockdown prolungato fino alla fine del mese di maggio avrebbe compromesso mediamente circa 15.500 euro di ricavi, pari al 23% del fatturato annuo di queste imprese. Le limitazioni nella gestione dei clienti da attuare nel periodo di convivenza con il virus potrebbero portare tale flessione fino al 34%.

Pertanto, è verosimile ipotizzare che nella fase del lockdown, il comparto dei servizi alla persona in Emilia-Romagna abbia già perso oltre 180 milioni di euro.

Per ogni giorno di chiusura, le imprese dei servizi alla persona della regione hanno complessivamente perso 3,2 milioni di euro.

 

Il comparto del commercio al dettaglio

Ancora significativamente condizionato dalle misure di contenimento del contagio. In questo momento, in Emilia-Romagna, risultano sospese il 54% delle imprese del settore e il 41% degli addetti. In termini assoluti, le imprese del commercio al dettaglio classificate come «sospese» sono quasi 23.500, attività che occupano circa 59.600 addetti.

All’interno del commercio al dettaglio, la situazione appare particolarmente variegata: accanto a comparti rimasti sempre aperti (alimentare, farmacie, distributori di carburante), ve ne sono altri ancora sospesi (tra i quali, abbigliamento, calzature, pelletteria, gioiellerie, articoli tessili, mobili e arredo casa).

Si stima, che tra il 12 marzo e il 17 maggio, per le imprese emiliano-romagnole del commercio al dettaglio il fatturato compromesso ammonti a 1,6 miliardi di euro, pari al 6% del dato annuo.