Sanità pensionati

L’assemblea regionale organizzata da CNA Pensionati, giovedì 16 novembre a Bologna, ha offerto uno sguardo approfondito sul futuro della sanità pubblica. Tra gli ospiti, anche l’assessore regionale per la Sanità dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini, che ha discusso temi chiave, portando alla luce diverse questioni cruciali per il nostro Servizio sanitario nazionale. Mentre l’Italia, infatti, è sempre meno un Paese per giovani e l’età media avanza, si cerca di capire in quale direzione andranno i servizi e la sanità pubblica, quali strategie sarà necessario mettere in campo per garantire accessibilità e qualità dei servizi e delle cure. A discutere del tema, oltre all’assessore regionale Donini, anche il presidente di CNA Pensionati dell’Emilia-Romagna, Salvatore Cavini, e il presidente regionale di CNA, Paolo Cavini.

«La pandemia ci ha insegnato che bisogna cambiare paradigma nella difesa della salute, nella prevenzione e nella medicina territoriale. In quella fase erano tutti d’accordo nel non fare più tagli alla sanità. E poi, invece, nel 2023 e nel 2024 i tagli ci sono stati e ci saranno – dice il presidente di CNA Pensionati dell’Emilia-Romagna Cavini – La proposta di legge di bilancio del Governo per il 2024 (che prevede uno stanziamento di tre miliardi) porterà la spesa sanitaria in rapporto al PIL al 6,3% nel 2024 e al 6,2% nei due anni successivi. Come CNA e CNA Pensionati, non siamo stati a guardare in questi mesi: abbiamo cercato di fare un’azione di informazione, discussione, proposte con i nostri associati incontrando tutti i territori. Oggi è una importante occasione per aggiornare la discussione sulla base delle cose che ci dirà l’Assessore Donini circa la situazione della sanità regionale e sulle proposte di riorganizzazione necessarie».

In risposta alla manovra finanziaria presentata dal Governo, Donini ha sollevato il problema delle risorse limitate destinate alla sanità. 3 miliardi di cui più di 2,5 destinati al rinnovo dei contratti del personale: «È necessario portare al 7,5% del Pil il finanziamento annuale del Servizio sanitario nazionale per riuscire a dare risposta alle nuove sfide e ai nuovi bisogni di cura e assistenza dei cittadini, e per evitare il collasso finanziario della sanità italiana. Significa metterci quattro miliardi in più, risorse che sono indispensabili! È anche necessario – chiarisce l’assessore alla Salute dell’Emilia-Romagna – lo sblocco del tetto delle assunzioni: mancano medici e infermieri. Occorre investire». Questa in sintesi la proposta di legge di iniziativa regionale che l’Emilia Romagna ha fortemente voluto, votata all’unanimità da Piemonte, Toscana e Puglia.

Pensionati

«Bisogna sempre di più riconoscere la centralità del tema salute all’interno della nostra società – afferma il presidente di CNA Emilia-Romagna Cavini – è un tema infatti di crescita e di sviluppo economico. Se la nostra regione è in grado di attirare investimenti, imprese e lavoro è perché può contare su una rete di coesione sociale forte, salda e solidale, che innerva tutte le comunità: una buona sanità, per tutti, è alla base di questo valore aggiunto che esprime l’Emilia-Romagna. E per questo è giusto che venga presidiato con forza e qualità da parte di CNA Pensionati. Per la Confederazione è stata una scelta vincente».

«In Emilia-Romagna nonostante tutte le difficoltà si sta procedendo in diverse direzioni per il riordino del sistema sanitario regionale. Stiamo puntando sulla riforma dei pronto soccorso: attualmente ne abbiamo 53. L’80% degli accessi si reca in venti strutture. Il totale degli accessi è 1.200.000 all’anno, ma è da tenere conto che c’è anche il 25-30% di medici in meno. Pertanto stiamo realizzando 55 Cau entro il 2024», spiega Donini.

I Centri di Assistenza Urgenza (Cau) sono stati concepiti per accogliere pazienti meno gravi (classificati come bianchi e verdi dal triage) al fine di alleviare la pressione sui pronto soccorso dei grandi ospedali urbani, dove si concentrano i casi più gravi. Proprio nei Cau i medici specializzandi giocheranno un ruolo chiave e rappresentano sia il presente che il futuro della sanità pubblica.

Si è poi posta l’attenzione sul tema delle liste d’attesa. Prima del Covid, nel 2019,  eravamo in linea coi tempi di attesa previsti per le prestazioni non gravi. Nel periodo del Covid, la produzione sanitaria di è abbassata di 1/3  ma i tempi delle liste di attesa erano simili al 2019. Come mai? Perché si era bloccato il flusso de pazienti che arrivano dalle altre regioni. La nostra regione accoglie pazienti da tutta Italia e assolve così una funzione nazionale.